La prima Filippica (libro 1) di Cicerone

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Prima Filippica contro Antonio

Prima Filippica contro Antonio

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Disponibilità: IMMEDIATA -

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ISBN: 9788883220982

Edizione: 1996

Tags: Interlineare, Traduzioni

Categoria: Classici Latini

Editore: Editrice Ciranna

Autore: Cicerone

Vendita Online de la Prima Filippica (libro 1) di Marco Tullio Cicerone con versione interlineare, costruzione diretta e note

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Filippiche di Cicerone introduzione

Le Filippiche di Cicerone sono le orazioni che il politico romano Marco Tullio Cicerone fece contro il suo avversario politico Marco Antonio all'indomani dell'uccisione di Cesare. Si chiamano con lo stesso nome delle Filippiche greche di Demostene, proprio per volonta del politico romano di omaggiare l'oratore Greco che come lui allora volle destare il suo popolo dalle incombenti minacce militari e proteggere la libertà del propria stato.

Le Filippiche romane mantengono lo stesso stile di quelle greche, anche Cicerone come Demostene usa un linguaggio compatto, ma impetuoso e ricco di retorica. Con queste orazioni Cicerone, ormai anziano, desidera lasciare un ultimo contributo ai suo concittadini, intende riscuotere il popolo romano dagli intrighi politici per difendere ancora una volta la pace e la patria.

Nella prima Filippica, il tono di Cicerone è ancora pacato, usa persino degli elogi nei confronti del suo avversario Antonio, crede ancora possibile intermediare con Antonio e le fazioni politiche opposte per farli sottostare alle decisioni del senato romano.

 

Filippica libro 1 riassunto (trama)

La prima filippica viene pronunciata da Cicerone al senato romano nel tempio della Concordia il 2 Settembre del 44 a.C. Egli racconta la situazione pre e post assassinio del grande generale Romano Gaio Giulio Cesare ad opera di Bruto, Cassio, Trembonio e Cimbro (noti come i cesaricidi).

L'influenza di Cesare nel senato romano era ancora molto forte, tanti suoi alleati nonostante la sua morte continuavano a sostenerne le sue idee e provvedimenti, questa dura opposizione consentì una vera amnistia tra Antonio ed il Senato. Inizialmente sembrava ci fossero degli spiragli per trovare una pace generale, difatti Cicerone viene invitato nella curia da Antonio stesso, il quale sembra ben propenso ad approvare gli emandamenti cesariani, ma ben presto Antonio si renderà artefice di un fatto straordinario, l'eliminazione della dittatura dalla costituzione.

Con la morte di Cesare tutto era cambiato, i cesaricidi anzichè essere processati venivano considerati dei liberatori, ed Antonio manovrava sempre più per acquisire maggiore potere, arrivando persino a falsificare degli atti di Cesare per i suoi fini personali. Il popolo ormai vede in Antonio il nuovo Cesare, e per omaggiarlo l'assemblea popolare brucia con il legno delle porte della curia il corpo di Cesare stesso. Il furbo Antonio manovrando l'assemblea a suo piacimento fà allontanare i cesaricidi cacciandoli addirittura da Roma, ormai non gli servivano più e avrebbero solo potuto arrecargli danno; ormai la sua intenzione di instaurare un regime repubblicano era evidente a Cicerone, il quale interrompe il suo viaggio verso la Grecia per tornare in tutta fretta a Roma.

Al suo arrivo a Roma, Cicerone non partecipa alla prima assemblea del Senato convocata da Antonio, vuoi per la stanchezza del viaggio, vuoi per timore stesso per la sua vita, ma questa sua assenza gioca a favore di Antonio che comincia ad attaccarlo verbalmente senza possibilità di replica. Nella seconda seduta è invece Antonio ad essere assente, e Cicerone inizia il suo discorso elogiando la validità degli atti di Cesare, sono leggi universali e sempre riconosciute, utili a rifondare lo stato romano. Proseguendo nella sua prima orazione Cicerone accusa timidamente Antonio di svolgere un'attività politica in contrasto con le disposizioni di Cesare, ma al tempo stesso ne elogia alcune iniziative e l'approccio moderato, cerca così di mediare per la pace, ma in cuor suo teme che i consoli Antonio e Dolabella mirino al potere e la gloria con la forza e la paura, anzichè con l'amore ed il rispetto.

La prima Filippica termina con il ringraziamento di Cicerone verso il Senato per le possibilità di parola che gli viene concessa, il quale lo ringrazia con un accorato applauso; Cerca di usare un tono più mite e moderato, vuole ancora ripristinare l'assemblea e concentrare assieme tutte le forze orientate all'ordine ed alla libertà, ma allo stesso tempo mette in carta le sue tavole facendo capire bene che il suo orientamento politico è in netta contrapposizione a quello dei due despoti Antonio e Delobella.

 

 

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