Elegie volume 2 di Ovidio

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Elegie volume II

5,00 €

Disponibilità: IMMEDIATA -

Esente Iva

ISBN: 9788883221408

Edizione: 1994

Tags: Interlineare, Metrica, Traduzioni

Categoria: Classici Latini

Editore: Editrice Ciranna

Autore: Ovidio

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Elegie latine di Ovidio analisi

L'Elegie sono componimenti lirici con uno stile e metrica ben precisa, riguardanti argomenti diversi, e fanno riferimento all'età poetica greca e latina, quest'ultima molto più autobiografica rispetto alla prima. Viene considerato uno dei maggiori poeti elegiaci della lingua latina, il romano Publio Ovidio Nasone del 43 a.C., il quale si contraddistingue da tutti gli altri poeti elegiaci per lo stile lontano dalle tradizioni classiche ed intento a soddisfare le esigenze di un pubblico moderno, disinteressato della politica, e quasi sempre narratore dell'eros, enunciato però con estrema educazione ed eleganza.

Elegie Epistolari o Elegie dell'Esilio

Le opere di Ovidio sono tantissime, ma per quel che riguarda le Elegie egli le scrisse in due momenti ben distinti della sua vita, in gioventù note come l'Elegie giovanili o Elegie Amorose ed in vecchiaia dopo l'esperienza dell'esilio con un carattere squisitamente epistolare, note col nome di Elegie dell'Esilio. L'Elegie epistolari scritte da Ovidio in anzianità durante e dopo l'esilio e a noi pervenute sono:

  • Tristia: in una raccolta di 5 libri Ovidio narrà gli aspetti della solitudine, ricordando con nostalgia il passato. Sono contraddistinte da uno stile lamentoso, tipico delle Elegie più tragiche e lo stesso autore è conscio dei difetti di questa sua opera, piena di ripetizioni e luoghi comuni che la fanno risultare a tratti noiosa per essere principalmente un'autocommiserazione nei confronti dell'imperatore Augusto per il suo stato di esiliato.
  • Epistulae ex Ponto: opera del tutto simile e con la stessa impronta di Tristia, i libri sono 4 e l'unica differenza dei componimenti precedenti sta nel fatto che in questa i nomi dei destinatari delle lettere sono noti, per il resto sono incentrate anch'essa in un'autodifesa verso Agusto per averlo allontanato da Roma, un'autocommiserazione che fa scivolare l'opera in una serie di versi noiosi e ripetitivi; l'autore si giustifica chiedendo di capire lo stato di angoscia e le condizioni avverse nelle quali scrive queste poesie.
  • Ibis: ultima delle opere dell'esilio scritta da Ovidio, il cui titolo è ispirato all'opera omonima di Callimaco che paragona Rodio Apollonio all'uccello egiziano Ibis simbolo del dio Toth, avvezzo a nutrirsi di carogne e rettili, Ovidio attacca una persona nemica che lo infanga e ne importuna la moglie durante la sua lontananza dovuta all'esilio, raccogliendo circa 600 versi dal tono violento ed aggressivo contro il calunniatore.

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