Antigone di Sofocle

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Antigone

9,90 €

Disponibilità: IMMEDIATA -

Esente Iva

ISBN: 9798883220691

Edizione: 2009

Tags: Interlineare, Metrica, Traduzioni

Categoria: Classici Greci

Editore: Editrice Ciranna

Autore: Sofocle

Vendita Online della tragedia greca Antigone di Sofocle con testo greco a fronte, costruzione diretta, versione letterale interlineare, note e verbi.

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In vendita online il libro della tragedia greca Antigone di Sofocle con: testo greco a fronte, introduzione, costruzione diretta, versione letterale interlineare, note e verbi.

 

Antigone introduzione ed analisi

Antigone è una tragedia greca di Sofocle, svoltasi nel 442 a.C. ad Atene, è fa parte del ciclo di drammi tebani nel quale il drammaturgo greco Sofocle racconta le storie dei discendenti di Edipo re di Tebe.

Nell'opera l'autore racconta la storia di una donna, Antigone figlia di Edipo, che ha avuto il coraggio di ribellarsi all'autorià del re Creonte. Il dramma è incentrato sulla disputa tra la prevalenza delle leggi terrene contro quelle divine, Antigone rivendica come diritto divino quello di poter dare degna sepoltura al fratello ucciso Polinice, contravvenendo così alla legge terrena ed al potere imposto dalla decisione del re Creonte di lasciare il corpo del defunto preda degli sciacalli.

La tragedia avrà un'epilogo tristissimo, che porterà al suicidio non solo della protagonista Antigone, ma anche di molti dei suoi personaggi, tutto per causa della stupidità dell'uomo e del suo essere così effimero di fronte al beffardo destino. Ancora una volta come in Aiace, il maestro Sofocle, risalta le decisioni di enorme sofferenza con finali tragici, scelte estreme fatte dai protagonisti che pur di non accettare il proprio destino che gli preclude la libertà decidono di sacrificare la propria vita.

 

Antigone riassunto (trama)

I due figli maschi del re Edipo, Eteocle e Polinice, si uccidono vicendevolmente durante un combattimento l'uno contro l'altro per la successione a re. Rimasti senza eredi sale invece sul trono lo zio Creonte, proclamandosi così nuovo re di Tebe. Quest'ultimo decide che il corpo di Eteocle (primogenito) riceverà normale sepoltura, mentre quello di Polinice dovrà essere lasciato alla mercé degli animali, e nessuno dovrà opporsi pena la morte. A questa decisione invece si oppone la sorella del defunto Polinice, Antigone, la quale sebbene non aiutata dall'altra sorella Ismene, agisce da sola ricoprendo con la terra il corpo del povero fratello.

Creonte venendo a sapere del fatto, chiede subito alle sue guardie che sia rintracciato il colpevole, non sapendo che questa fosse proprio Antigone, promessa sposa di suo figlio Emone. Portata al cospetto di Creonte però Antigone non si piega al suo potere, anzi ribadisce di essere convinta del suo gesto, e che deve essere Creonte a ricredersi poichè le sue leggi e la sua autorità non possono contrastare quelle divine, gli dei stessi vogliono un rito funebre per ogni persona morta. Emone chiede pietà per Antigone al padre Creonte, ma quest'ultimo non può rimangiarsi la parola, soprattutto per non sfigurare di fronte al gesto di ribellione di una donna, e decide ugualmente di punire Antigone per essersi opposta alla sua autorità, non la fa uccidere ma ordina che dovrà restare rinchiusa in una grotta per il resto della sua vita.

A questo punto entra in scena l'indovino Tiresia, che riesce finalmente a convincere Creonte dei suoi errori, le argomentazioni sono argute, Creonte non deve permettere che la città di Tebe resti impura per non aver dato sepoltura ad un consaguineo (suo nipote Polinice), gesto che dispiace agli dei, e che sta per muovere contro di lui la vendetta delle Erinni. Creonte turbato da queste predizioni, decide così di dar sepoltura a Polinice e liberare Antigone.

Polinice viene sepolto, ma la tragedia è imminente, e ad annunciarla è il pianto disperato di Emone che corso alla grotta per liberare Antigone, la trova impiccata. La ragazza aveva scelto di suicidarsi piuttosto che passare tutti i suoi giorni prigioniera. Emone preso dallo sconforto tenta con la spada di uccidere lo stesso padre, ma non riuescendovi in un gesto disperato si suicida trafiggendosi. Creonte porta con sè al palazzo il corpo del figlio morto, ma la tragedia non è ancora conclusasi, un messaggero lo avvisa che anche sua moglie Euridice si è tolta la vita non appena saputa la notizia della morte del figlio Emone.

Lo zampino beffardo del destino che fece si che Antigone si suicidasse prima di essere liberata, trasforma un lieto fine in unsusseguirsi di tragiche morti, e solo a causa si queste il re Creonte si rende infine conto della sua stoltezza, della stupidità dei suoi gesti e decisioni, non gli resta alto che supplicare anche per sè la morte.

 

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