Cicerone Pro Quinto Ligario

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Pro Ligario

4,50 €

Disponibilità: IMMEDIATA -

Esente Iva

ISBN: 9788883221125

Edizione: 1994

Tags: Interlineare, Traduzioni

Categoria: Classici Latini

Editore: Editrice Ciranna

Autore: Cicerone

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Pro Ligario analisi

Il Pro Ligario è una delle tre orazioni cesariane pronunciata da Marco Tullio Cicerone sul finire del 46 a.C. durante il processo al militare romano Quinto Ligario, per difenderlo dalle accuse di Quinto Tuberone per alto tradimento nei confronti di Roma. Assieme alla Pro Marcello ed all'altra arringa difensiva del Pro Rege Deiotaro costituiscono il terzetto delle cosidette 'Orazioni Cesariane' poichè tutte enunciate in presenza dell'imperatore Cesare.

Pro Ligario riassunto

L'accusa mossa da Tuberone contro Ligario nasce da un rancore risalente al 49 a.C. per fatti accaduti nella provincia d'Africa ove Ligario si trovava al servizio del propretore Gaio Considio Longo. In seguito a conflitti interni tra cesariani e pompeiani, venne inviato in Africa da Roma il governatore Elio Tuberone padre di Quinto, ma poco prima l'attuale propretore si era allontanato per far rientro in patria lasciando il comando al filopompeiano Publio Azzio Varo che ordina a Ligario di non far sbarcare il Tuberone sulle coste africane. Tale atto, compiuto però in buona fede (Ligario non poteva sapere che Tuberone era stato inviato leggittimamente) fù il motivo di astio del Tuberone nei suoi confronti, ed in seguito alla definitiva vittoria di Cesare su Pompeo in Africa con la battaglia di Tapso, a Ligario fù concessa la grazia ma venne condannato a non poter tornare in patria.

Gli amici e parenti di Ligario chiedono così a Cesare di poter far tornare Ligario, ma Tuberone ancora avvelenato per l'affronto subito dal padre coglie l'occasione per accusarlo pubblicamente di tradimento portando ad un'inevitabile processo. Processo che si svolge in maniera del tutto anomala rispetto alle prassi normali, non vi era nè un pretore nè un colleggio giudicante, difatto Cesare era ormai un dittatore capace di far valere la propria tirannia anche in questioni di carattere pubblico come un processo, e Cicerone era ben conscio di ciò e dovette studiare una strategia ben precisa e mettere in atto tutta la sua arte oratoria per difendere Ligario. La sua arringa difensiva si basò su due aspetti diversi, da un lato mise in ridicolo e denigrò l'accusatore Quinto Tuberone facendo scemare la pesantezza dell'accusa di alto tradimento, Cicerone spiega come già Cesare fosse al corrente della presenza di Ligario in Africa, di come sia sempre stato un servitore fedele e la sua permanenza in Africa anche dopo la partenza del propretore era solo un'ulteriore dimostrazione di fedeltà all'impero, le accuse di Tuberone erano solo mosse dal rancore e non da un vero fondamento di tradimento. L'altro aspetto sul quale Cicerone cerca di far leva è puntare sulla clemenza che Cesare aveva sempre dimostrato nei confronti di coloro si arrendevano e soggiogavano al suo potere, Cicerone stesso ne era stato graziato assieme ad altri suoi assistiti.

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