Discussioni Tuscolane (Tusculanae disputationes) libro II - Cicerone

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Discussioni Tuscolane libro II

Discussioni Tuscolane libro II

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Disponibilità: IMMEDIATA -

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ISBN: 9788883220944

Edizione: 1997

Tags: Interlineare, Traduzioni

Categoria: Classici Latini

Editore: Editrice Ciranna

Autore: Cicerone

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Discussioni Tuscolane analisi

Le "Tusculanae disputationes" sono una raccolta di 5 libri a carattere filosofico che l'autore Marco Tullio Cicerone scrisse tra il 45 ed il 44 a.C. dedicandole a Bruto. Il filosofo romano immagina un dialogo con un'interlocutore anonimo svoltosi presso la sua villa a Tuscoli, ove per 5 giorni, un libro al giorno, Cicerone parla con il suo interlocutore chiamato "Discipulos" che fomenta la discussione con continue obiezioni. Ognuno dei cinque libri affronta un argomento diverso così da risultare indipendente l'uno dall'altro, tuttavia la tematica della 'felicità nella vita umana' li accomuna e li lega con forza e continuità. Elenchiamo qui di seguito i cinque libri:

Ne le Discussioni Tuscolane lo scrittore romano Cicerone denota uno stato d'animo angosciato, alla ricerca di consolazione e con un ri-avvicinamento al rigore dello stoicismo stoico, probabilmente dettato dal forte impatto emotivo per la perdita della figlia e per il regime dittatoriale cesariano così opprimente nei suoi confronti. Questo suo 'dolore' viene esternato nei primi quattro libri ove narra di cosa impedisce all'uomo di essere felice, nel quinto infine spiega come la virtù sia bastevole per essere felici, delineando così per se stesso la figura del saggio poichè in qualsiasi condizione della vita egli sà restare equilibrato e distaccato poichè nulla lo turba, la felicità è dentro di lui è parte stessa della sua natura.

Discussioni Tuscolane libro 2 riassunto

Nel proemio del secondo libro Cicerone elogia la filosofia, da studiare affondo e non col solo fine di migliorare l'arte oratoria poichè strumento capace di curare l'anima da ansie e paure. Nel secondo libro de le Discussioni Tuscolane tratta invece l'argomento del 'dolore fisico', l'anonimo discepolo esordisce all'inizio considerando il dolore il più grande dei mali, ma il maestro Cicerone lo ammutolisce prontamente ribattendo con una domanda "Più grande del disonore?" Per Cicerone la visione Epicurea dell'insopportabilità del dolore era mensognera, il disonore è il più grande dei mali, mentre il dolore può essere lenito con la ragione e con un animo forte.

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